Sull'onda viva del mare - 2000

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Moto Ondoso Storia di un problema.
Non si può certo dire che la gravità dello stato di disgregazione delle rive, delle fondamenta e degli edifici storici di Venezia, non sia stato denunciato o che sia sconosciuto l’avanzato stato di erosione dei fragilissimi ambienti lagunari costituiti da velme e barene. L’appassionata cronaca dei giornali locali degli ultimi anni; le foto aeree e gli studi sullalaguna che hanno descritto l’allarmante trasformazione morfologica dei 90 chilometriquadrati di barene d’inizio secolo ridotti oggi a 47; ma soprattutto i recenti straordinarilavori realizzati da “Insula” durante l’escavo dei rii di Venezia con la messa a secco e l’asportazione dei fanghi - opere importanti che hanno messo a nudo e reso evidente anche ai più distratti la reale dimensione del dissesto delle sponde -, sono tutti elementi cheavrebbero dovuto allertare le coscienze.
Ogni veneziano che abbia a cuore le sorti del proprio ambiente di vita sa bene che il mezzo di propagazione dell’energia sviluppata da natanti di ogni tipo e funzione chiamato moto ondoso sta minacciando l’integrità fisica e quindi la stessa sopravvivenza della città.Tuttavia l’economia sembra richiedere sempre più mobilità di persone e merci, e il movimento, che altrove produce inquinamento chimico e rumore, a Venezia diviene causadominante della demolizione di strutture secolari e ambienti naturali.Sembra un’evoluzione inarrestabile perché le normali mediazioni degli interessi o le soluzioni tecnologiche appaiono limpidamente inadeguate per affrontare un pericolo di quest'entità.
Una città unica al mondo sembra anticipare la rappresentazione universale dei limitidello sviluppo, dell’inderogabile necessità di applicare senza indugi scelte basate sui principi della sostenibilità ambientale.Le necessarie azione tampone sono oramai chiaramente individuate: si tratta della rapida attuazione di interventi di regolazione del traffico acqueo; della progressiva trasformazione delle strutture degli scafi e dei sistemi di propulsione di tutti i natanti circolantiin laguna e nei canali; dell’accelerazione dei ritmi d’intervento nei rii e dell’aumento
delle frequenze di controllo dello stato delle sponde con contestuale ripristino di una pratica manutentiva che fa parte della storia urbana di Venezia.Serve soprattutto stabilire limiti di velocità adeguati per le varie categorie di natanti, controllandone inesorabilmente il rispetto,poiché oramai non vi è più alcun dubbio dopoanni di studi e sperimentazioni, che il principale parametro da contenere per limitare idanni del moto ondoso è proprio l’azione meccanica dell’acqua generata dalla velocitàdei mezzi acquei.Ma l’impegno fondamentale, quello che non riceve spinte di interesse, consiste nel rendere naturale e diffusa una sensibilità culturale in chi vive, lavora o amministra a Venezia,capace di bilanciare le bordate di uno sviluppo economico incompatibile. E’ per questaragione che c’è sembrato utile, come istituzione locale, contribuire alla realizzazione di questo lavoro.
Le pagine che seguono ricostruiscono dal punto di vista scientifico l’evoluzione trasportistica in laguna da quando dominava incontrastato il remo fino all’idea di una metropolitana sublagunare. Si percepisce chiaramente la passione civile dell’autore, un giovane storico che dalle proprie esperienze politiche e associative ha saputo elaborare un testoutile per educare.Sta proprio in quest’elemento il principale valore del libro, nella volontà di usare la storia recente come trama di un percorso di educazione ambientale proposta in un luogodove modernità e tradizione non hanno saputo integrarsi. Un luogo dove è ancora possibile pensare ad un nuovo modello urbano basato su una buona qualità della vita piùche sulla corsa al consumo di beni e di vite umane.
Ezio Da Villa, Assessore alle politiche ambientali della Provincia di Venezia 2005 2009